Contattaci!

Tag Archives: Autosvezzamento

Autosvezzamento

25 Feb , 2015,
admin

No Comments

Una nuova scelta per le mamme: l’autosvezzamento

Sta prendendo sempre più piede tra le mamme un nuovo approccio nella gestione dello svezzamento dei propri bambini: l‘autosvezzamento, più propriamente definito come alimentazione complementare.Schermata-02-2456700-alle-09.47

Il principio alla base di questa “nuova” metodologia consiste nel far avvicinare i bambini al cibo nella maniera più naturale e spontanea possibile, lasciandoli liberi di sperimentare ed esplorare questo nuovo mondo finora sconosciuto.

Una delle grosse differenze rispetto allo svezzamento classico, riguarda l’assenza di schemi di introduzione degli alimenti basati su rigide tempistiche. Questi generalmente, consigliano di introdurre prima alcuni tipi di verdure (patate, carote, zucchine), di frutta (banana, mela, pera), brodo vegetale e creme di riso o semolino. Solo successivamente si potranno aggiungere, in maniera graduale, fonti proteiche come carne o pesce, i cereali contenenti glutine, ulteriori varietà di frutta e verdure e i cibi contenenti allergeni (uova, pomodori, fragole).

Leggi la testimonianza di una mamma

Il razionale alla base di questo approccio, è che l’apparato digerente del bambino, fino a quel momento abituato al solo latte (materno o in formula), ha bisogno di tempo per abituarsi a nuovi alimenti. L’introduzione graduale e ritardata di alcuni cibi dovrebbe, inoltre, permettere di ridurre il rischio di sviluppare allergie. Quest’ultimo punto in particolare è stato ormai smentito dalle recenti ricerche scientifiche, secondo le quali è anzi consigliabile introdurre fin da subito gli alimenti allergizzanti proprio per scongiurare questo pericolo.




Un elemento che lascia un po’ perplessi è il fatto che, generalmente, queste tempistiche di assunzione raccomandate sono poco uniformi e variano a seconda del pediatra di turno, ponendo di conseguenza un dubbio sulla loro reale affidabilità.

Secondo il metodo dell’autosvezzamento, tutta questa pianificazione non è necessaria: il bambino può sedersi a tavola ed iniziare ad assaggiare ciò che mangiano i genitori. Deve essere libero di sperimentare tutti i nuovi sapori, lasciandosi guidare dal suo gusto personale, senza restrizioni e anzi, cercando di variare la dieta il più possibile.

 

Altra sostanziale differenza rispetto al metodo classico, riguarda la consistenza degli alimenti: addio alle classiche pappe composte da passati di verdura, creme e omogeneizzati. Il cibo deve essere offerto cosi com’è, tagliato a striscioline o bastoncini, in maniera tale che il bambino possa afferrarlo, portarlo alla bocca ed imparare a conoscerlo nella sua forma solida. Chiaramente, nelle fasi iniziali, il bambino si limiterà a succhiare e mordicchiare l’alimento per sentirne il sapore e questo non gli permetterà di assumere il nutrimento necessario (motivo per cui lo svezzamento è complementare all’assunzione del latte). Gradualmente però, aumentando le proprie capacità masticatorie (presenti anche se ancora non ha i dentini), il bambino comincerà ad ingerire maggiori quantità di cibo e a capire che questo gli “riempie la pancia”, riducendo nel tempo la sua richiesta di latte.

La grande paura che si associa a questo tipo di approccio, è il pericolo di soffocamento, pericolo che in realtà non sussite perché, come sostiene il pediatra Lucio Piermarini, convinto sostenitore dell’autosvezzamento, “il bambino, se gli si dà la possibilità di provare e fare pratica, è in grado di gestire il cibo in bocca esattamente come noi adulti. Noi tutti possediamo un riflesso, chiamato riflesso faringeo, che è la risposta del nostro corpo contro il soffocamento: una contrazione muscolare che protegge la gola evitando che un qualsiasi corpo estraneo che arriva a toccare il palato molle o la parte mucosa alla base della lingua vi penetri, rigettandolo attraverso un conato, colpi di tosse o anche vomito”.

Fondamentale da questo punto di vista, non anticipare i tempi dell’autosvezzamento imparando a riconoscere i segnali che ci indicano quando il bambino è pronto per iniziare questo percorso (indicativamente intorno ai 6 mesi).

È necessario infatti che il bimbo sia in grado di stare seduto dritto senza aiuto e che abbia perso il riflesso di estrusione, ovvero l’istinto che lo accompagna dalla nascita, di tirare fuori la lingua quando gli viene stimola la bocca (riflesso che facilita la suzione).

Non meno importante il fatto che il bambino dimostri interesse verso il cibo degli adulti e condividere con lui questa esperienza ed il tempo dei pasti, rappresenta sicuramente un aspetto importante anche dal punto di vista psicologico.

 

Seguire le regole dell’autosvezzamento, offre anche il pretesto per rivedere le abitudini alimentari dei genitori. Se il bimbo deve mangiare le stesse cose con cui loro si alimentano, occorre di conseguenza porre particolare attenzione a ciò che viene messo in tavola. Il bambino ha bisogno di una dieta varia, equilibrata, nutriente, povera di grassi, zuccheri e sale… indicazioni valide anche per gli adulti ma delle quali troppo spesso ci dimentichiamo!

 

Abbiamo visto gli aspetti principali di questo nuovo approccio allo svezzamento, che in realtà nuovo non è, perché semplicemente riscopre le abitudini delle vecchie generazioni che crescevano i propri figli senza l’aiuto di omogeneizzati di ogni tipo e prodotti liofilizzati.

Come dietista mi sento di consigliarlo perché permette di sviluppare un corretto e naturale approccio verso il cibo, permettendo al bambino di imparare fin da subito a conoscere gli alimenti per quello che sono, nella loro forma, consistenza e sapore originari, garantendo, se gestito correttamente con l’aiuto del pediatra, la corretta nutrizione per supportare la crescita.

 

Fonti:

Piermarini L., “Io mi svezzo da solo”, 2008, Bonomi Editore

“Io mangio come voi”, Unità per la ricerca sui servizi sanitari, Ospedale materno infantile Burlo Garofolo

www.autosvezzamento.it